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Si chiama match-funding e, se volessimo tradurlo letteralmente, vuol dire “finanziamento complementare”. In buona sostanza, si tratta di un cofinanziamento, in cui è prevista la cooperazione tra campagne di finanziamento dal basso, il cosiddetto crowdfunding, ed autorità pubbliche. Generalmente, ne sono promotori, e principali beneficiari, i cittadini e le comunità locali e, molto spesso, si tratta di iniziative di cofinanziamento orientate a sostenere progetti non prioritari per gli enti statali, ma di grande valore per la cittadinanza.

Secondo quanto riportato oggi dal Sole 24 Ore, il crowdfunding, quindi, funziona meglio se la raccolta fondi è destinata a sostegno di progetti per lo sviluppo sociale ed economico del territorio, e ancora di più se alle risorse dei privati si uniscono, per esempio i fondi strutturali e d’investimento europei.

La tecnica del match-funding farebbe crescere il tasso di successo dal 60%, al 90%. A dimostrarlo, uno studio curato dal gruppo di lavoro europeo CF4ESIF dal titolo: “Triggering Participation – A Collection of Civic Crowdfunding and Match-funding Experiences in the EU” (Innescare la partecipazione – Una raccolta di Crowdfunding civici e esperienze di cofinanziamento nell’UE).

La pratica del match-funding, oggi, è largamente diffusa in Spagna, Olanda e Germania ma, secondo quanto riportato nel report, anche l’Italia vanta alcune interessanti iniziative pilota, in Trentino Alto Adige ed in Emilia Romagna dove, infatti, nei giorni scorsi si è tenuto il CrowdCamp, un convegno dedicato proprio a questi temi da Aster, società per l’innovazione e la ricerca industriale della Regione Emilia Romagna, e dall’European Crowdfunding Network.