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I cambiamenti climatici incidono sulle disponibilità di acqua. Le stime evidenziano che se il trend di sfruttamento delle risorse idriche globali resterà ai livelli attuali, entro il 2050 sarà messo a rischio l’accesso all’acqua potabile per il 52% della popolazione mondiale, soprattutto per le popolazioni povere e emarginate.

Le città dovranno affrontare una domanda crescente di acqua potabile per effetto dell’inurbamento, della riduzione delle risorse, del peggioramento della qualità dell’acqua e della crescita delle disuguaglianze sociali. Non c’è zona del nostro Paese, per limitare l’analisi globale al nostro territorio, al riparo da un futuro di emergenze. La Campania non ne è esente.

Tuttavia, non bisogna avere paura, bisogna essere responsabili. Il decisore pubblico non è un generatore di panico, ma un soggetto al quale, realisticamente, vengono chieste delle soluzioni. Ma davvero pensiamo che l’adattamento ad un problema così enorme, epocale, possa essere affidato esclusivamente alle istituzioni? Se è vero che la storia dell’uomo è, indissolubilmente, la storia del suo rapporto con l’acqua e la sua gestione riflette il modo in cui i popoli e le comunità concepiscono il rapporto con la natura, è lecito domandarsi quale sia, oggi, il rapporto tra l’acqua e i cittadini.

Troverete, in questa piccola pubblicazione immaginata a grandi linee su uno dei tanti anelli del ciclo integrato delle acque in Campania, cioè sul sistema della depurazione, alcune essenziali informazioni che possono contribuire a una maggiore conoscenza e consapevolezza dei cittadini campani (anche quelli “temporanei”, cioè quelli di passaggio) riguardo ai progetti in corso nella nostra Regione. L’intento è quello di favorire cambiamenti di comportamento e atteggiamenti attivi per la diminuzione dell’impatto antropico sull’ambiente.

Ho voluto che questo speciale fosse pubblicato a cavallo dell’estate per indicare una priorità. Per ricordare a tutti coloro che in queste settimane affollano le spiagge del nostro litorale – e sono i benvenuti – che il mare è il ricettore finale di tutti gli scarichi idrici. Quel mare che oggi in Campania può vantare bandiere blu anche nei tratti di costa la cui riqualificazione, fino a qualche anno fa, sarebbe stata inimmaginabile. Penso al litorale Domizio, un esempio dell’enorme lavoro di sistema messo in campo dalla Regione, che è ancora in corso e di cui, spesso, si ha scarso riscontro nelle consapevolezze dei cittadini.

Sottolineo questo non per sollecitare ipotetici applausi all’azione dei nostri amministratori ma per ragionare insieme sostanzialmente su due punti, strettamente connessi: l’intervento in materia ambientale è uno dei grandi asset dell’azione pubblica, a ogni livello istituzionale. Direi a livello planetario. Ma da solo non basta. Sulla risorsa idrica bisogna favorire una consapevolezza sociale ed etica come diritto umano e patrimonio comune dei territori da salvaguardare per le future generazioni. La salvaguardia del bene comune ha bisogno però di servizi, che hanno un costo. Un costo che è influenzato anche dai nostri comportamenti, dai consumi e più in generale dalla relazione tra noi e l’ambiente. Pensiamo a cosa significa, adesso, in estate, “un’occupazione” di massa di ambienti dall’ecosistema fragile come le spiagge. La sostenibilità non va in vacanza.

Buona lettura!

Annapaola Voto (Direttore Generale della Fondazione IFEL Campania)

LEGGI QUI IL NUMERO SPECIALE DEDICATO ALL’ACQUA, ALLE DEUPRAZIONI ED ALLA SOSTENIBILITÀ