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Sbloccati i 300 milioni di euro del Fondo infrastrutture sociali per i Comuni del Mezzogiorno. Con la presa d’atto della Conferenza Stato-Città, dopo un confronto essenziale con l’ANCI nazionale, è infatti arrivato il via libera al decreto che ripartisce 75 milioni annui, dal 2020 al 2023, direttamente alle amministrazioni locali del Sud privilegiando le città medie e piccole, per nuovi interventi, manutenzioni straordinarie, su scuole, strutture e residenze sanitarie, edilizia sociale, beni culturali, impianti sportivi, arredo urbano, verde pubblico, e altri ambiti della vita sociale (SCARICA E LEGGI LA RIPARTIZIONE)

Cambia il criterio di ripartizione che diventa inversamente proporzionale alla popolazione di riferimento, in modo da garantire anche a un comune di 500 abitanti un contributo totale di 32.000 euro (mentre un comune con popolazione maggiore di 250.000 abitanti riceverà un contributo totale pari a 655.000 euro), relativamente maggiore in pro capite. Si abbandona il criterio storico di attribuzione delle risorse e si pone attenzione alle zone deboli del paese per offrire a tutti i cittadini le medesime opportunità.
Questi fondi scaturiscono dalla Legge 27 dicembre 2019, n. 160 che ai comma 311 e 312 dell’art 1 avevano fissato uno stanziamento per i comuni situati nel territorio delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia da destinare a investimenti in infrastrutture sociali.

Il budget messo a disposizione, pari complessivamente a 300 milioni di euro, entrerà direttamente nelle casse delle amministrazioni locali del Mezzogiorno, privilegiando le città medie e piccole. Il decreto definisce la spartizione di 75 milioni annui, dal 2020 al 2023, che serviranno per nuovi interventi relativi alle infrastrutture sociali: dalle manutenzioni straordinarie di scuole, strutture e residenze sanitarie, all’edilizia sociale, oltre a beni culturali, impianti sportivi, arredo urbano, verde pubblico, e altri ambiti della vita sociale.

Per il 2020 le città meridionali hanno 9 mesi di tempo (dall’emanazione del decreto) per aprire i cantieri, pena la revoca delle risorse
Invece entro il 30 settembre di ciascun anno di assegnazione per i contributi riferiti agli esercizi 2021, 2022 e 2023.
Per il 2020, in caso di ritardi causati dal Covid-19, i Comuni potranno chiedere tre mesi di tempo in più.

Le risorse arriveranno nelle casse comunali con le seguenti modalità:
1) Una prima quota pari al 50%, sarà versata previa attestazione della avvenuta aggiudicazione dei lavori;
2) La seconda quota (fino al 40%) arriverà, invece, sulla base dei costi realizzati;
3) Infine la quota a saldo sarà erogata previa trasmissione del certificato di collaudo, ovvero del certificato di regolare esecuzione rilasciato dal direttore dei lavori.

Nel caso di risparmi derivanti da eventuali ribassi d’asta, essi potranno essere utilizzati per finanziare ulteriori infrastrutture sociali da parte dei medesimi Comuni.