Se il bilancio a lungo termine 2007-2013 ha puntato alla crescita sostenibile e alla competitività, con l’obiettivo di creare più posti di lavoro; se, successivamente, il bilancio 2014-2020, nel quadro della strategia Europa 2020, ha avuto come obiettivi un aumento della popolazione attiva e la crescita economica; il bilancio a lungo termine proposto per il periodo 2021-2027, dopo la Brexit e con una crisi migranti ancora da gestire, investe – si legge – in un’Europa che protegge, dà forza e difende.
“Il nuovo bilancio rappresenta l’occasione per plasmare una nuova, ambiziosa Unione a 27, con al centro il vincolo della solidarietà. Con la proposta di oggi abbiamo presentato un piano pragmatico su come fare di più con meno”. Questa la dichiarazione del Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker in merito al nuovo bilancio a lungo termine proposto dalla Commissione Europea per il periodo 2021-2027.
Un bilancio pragmatico, afferma Junker, che punta a modernità, semplicità e flessibilità, nella consapevolezza che si dovrà fare di più con meno.
Pragmatismo, modernità, realizzare risparmi secondo nuove priorità, significano davvero aumentare l’efficienza? Per ora sembrano i presupposti di un’indoratura della pillola che paesi come l’Italia potrebbero dover ingoiare.
La Commissione ha, infatti, previsto una riduzione del 5% circa dei finanziamenti a favore della Politica Agricola Comune e della Politica di Coesione (ai prezzi correnti si può arrivare fino al 12% di taglio sui fondi di coesione e a più del 7% sui fondi diretti per l’agricoltura).
Tale decisione rappresenta per l’Italia – e a cascata per la Regione Campania – una grave stoccata. La politica di coesione economica, sociale e territoriale è una componente fondamentale del disegno europeo, come descrivono gli stessi Trattati, per promuovere uno sviluppo armonioso e ridurre i divari che in tutta Europa persistono.
Per quanto la Commissione faccia sapere che si è previsto, comunque, di produrre risultati positivi ed essere addirittura al servizio di nuove priorità – la politica di coesione, ad esempio, avrà un ruolo più importante nel sostegno delle riforme strutturali e dell’integrazione a lungo termine dei migranti – non possono essere persi di vista i fondamenti del progetto europeo, come un tenore di vita equo alle popolazioni agricole (solo per le politiche agricole si parla di 40 miliardi di euro di riduzione delle risorse), né tantomeno si può giustificare l’abbandono dei finanziamenti volti a contrastare ritardi di sviluppo e minori opportunità sociali e occupazionali tra i cittadini europei.
I Fondi Strutturali, oggi più di ieri, rappresentano il caposaldo della Coesione Europea, tagliare le gambe alle politiche di Coesione, oggi, significa farlo, per direttissima, al Sud Italia. Solo per la Campania, infatti, il taglio si preannuncia intorno ai 370 milioni di euro, una cifra, come ha affermato lo stesso Governatore Vincenzo De Luca, assolutamente insostenibile.
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Occupa una parte importante tra le nuove priorità di bilancio, cui si è inteso innalzare il livello di finanziamento, il tema migratorio, declinato in: sicurezza, difesa e gestione delle frontiere. Accanto ad esso, tra le nuove priorità, spiccano – stavolta positivamente – ricerca e innovazione, economia digitale e giovani. Sarà raddoppiato, ad esempio, il bilancio del programma Erasmus+ e del corpo europeo di solidarietà. È altresì prevista l’integrazione nel bilancio dell’UE del Fondo Europeo di Sviluppo, principale strumento con cui si finanzia la cooperazione allo sviluppo con i paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, portata avanti finora da un accordo intergovernativo.
Dal punto di vista monetario, nell’ambito delle finanze pubbliche, la Commissione ha prospettato la possibilità di introdurre due nuovi strumenti di bilancio a sostegno di una zona euro stabile e della convergenza verso la zona euro:
- un programma di sostegno alle riformeche, con una dotazione complessiva di bilancio di 25 miliardi di €, fornisce sostegno finanziario e tecnico a tutti gli Stati membri per la realizzazione di riforme prioritarie, in particolare nel contesto del semestre europeo
- una funzione europea di stabilizzazione degli investimenti che contribuisca a mantenere i livelli d’investimento in caso di gravi shock, attraverso prestiti “back-to-back” garantiti dal bilancio dell’UE con un massimale di 30 miliardi di €.
Nel complesso la Commissione ha proposto un bilancio a lungo termine, per il periodo 2021-2027, di 1.135 miliardi di € in impegni (espressi in prezzi del 2018), pari all’1,11 % del reddito nazionale lordo (RNL) dell’UE-27. Tale livello di impegni si traduce in 1.105 miliardi di € (1,08% dell’RNL) in termini di pagamenti.
Per concludere, tornando ai concetti di Modernità, Flessibilità e Semplicità: la Commissione Europea ha accolto un bisogno esplicitato da diversi Stati Membri, riducendo gli oneri burocratici a carico dei beneficiari e delle Autorità di Gestione, mediante norme più coerenti basate su un codice unico, fissando obiettivi più chiari e concentrandosi maggiormente sui risultati. Nell’auspicio generale di un più facile monitoraggio e misurazione dei risultati.
Si è proposta, inoltre, la riduzione di oltre un terzo il numero dei programmi (passando dai 58 attuali a 37 in futuro), riunendo in nuovi programmi integrati fonti di finanziamento frammentate e razionalizzando l’uso degli strumenti finanziari, anche tramite il Fondo InvestEU.
Sempre alla luce delle esperienze migratorie affrontate in questi ultimi anni, la proposta della Commissione prevede una maggiore flessibilità all’interno dei programmi e tra i medesimi, il rafforzamento degli strumenti di gestione delle crisi e la creazione di una nuova “Riserva dell’Unione”: un salvadanaio, che permetta di affrontare eventi imprevisti e rispondere a situazioni di emergenza in settori quali la sicurezza e la migrazione.
Interessante è, infine, il meccanismo stabilito per il condizionamento dell’uso dei fondi al rispetto dello Stato di Diritto. È infatti possibile restringere l’accesso al finanziamento Europeo, proporzionalmente alla mancanza di rispetto dello stato di diritto commessa dal membro beneficiario che, anche se colpito da tale restrizione, dovrà comunque garantire la prosecuzione del programma.
Nei prossimi mesi la decisione spetterà al Consiglio, che dovrà deliberare all’unanimità previa approvazione del Parlamento europeo dove si prevedono (e si auspicano) battaglie, ma l’assenza di una direzione politica e di governo in Italia, oggi, non lascia presagire nulla di buono.
Secondo quanto dichiarato nel comunicato ufficiale diffuso dalla Commissione i negoziati per l’adozione dell’attuale bilancio a lungo termine (2017-2020) hanno richiesto troppo tempo. Con conseguenze piuttosto gravi, come il ritardo nell’avvio dei principali programmi di spesa e il rinvio di progetti che erano realmente in grado di stimolare la ripresa economica.
Pertanto, nel mantenere un’ottica positiva di flessibilità, sburocratizzazione e quindi semplicità e modernità si augura una riflessione sull’importanza che le politiche di coesione hanno avuto in questi anni e che ancora possono e devono avere in futuro. È importante il pragmatismo ma è altrettanto importante la consapevolezza della situazione reale degli stati membri. Possibilmente prima delle elezioni del Parlamento Europeo del 2019.