“L’impatto del lockdown sulle imprese della Campania dai dati frame-istat”: con questo titolo la Fondazione Ifel Campania propone un approfondimento, a cura del suo Ufficio Studi e Ricerche, che mira a fornire una valutazione, per i comuni della regione, del blocco produttivo nell’industria e nei servizi seguito alla decisione del Governo di sospendere le attività economiche non essenziali per frenare il diffondersi del contagio del coronavirus.
Le stime si basano sui dati di impresa a livello comunale diffusi dall’ISTAT lo scorso 10 aprile. Si stima il peso delle attività sospese in termini di unità locali, addetti, dipendenti, valore aggiunto e fatturato, e si valutano le perdite corrispondenti di valore aggiunto e fatturato per mese di lockdown.
Questi i principali risultati per la Campania articolati a livello provinciale e comunale nella Nota:
- nell’industria il lockdown ha interessato circa 40.000 unità locali e 170.000 addetti (rispettivamente il 61 e il 57% delle attività dell’industria), per valori “sospesi” di valore aggiunto e fatturato pari a circa 6,5 e 28 miliardi di euro;
- Benevento e Napoli sono le province campane con la quota più elevata di valore aggiunto “sospeso” nell’industria (63 e 59%);
nei servizi il lockdown ha interessato oltre 135.000 unità locali e oltre 290.000 addetti (rispettivamente il 42 e il 38% dei servizi), per valori “sospesi” di valore aggiunto e fatturato pari a circa 7 e 34 miliardi di euro; - Napoli e Salerno sono le province campane con la quota più elevata di valore aggiunto “sospeso” nei servizi (32 e 30%);
- un mese di lockdown “costa” oltre 1,1 miliardi di euro (0,5 nell’industria e 0,6 nei servizi) di valore aggiunto e 5,2 miliardi di fatturato (2,3 nell’industria e 2,9 nei servizi), concentrati per oltre la metà nella provincia di Napoli.
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