Condividi

La Commissione ha pubblicato i risultati dell’edizione 2021 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), che traccia i progressi compiuti negli Stati membri dell’UE in materia di competitività digitale nei settori del capitale umano, della connettività a banda larga, dell’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese e dei servizi pubblici digitali. Le relazioni DESI 2021 presentano principalmente i dati del primo o del secondo trimestre del 2020 e forniscono alcune indicazioni sui principali sviluppi dell’economia e della società digitali durante il primo anno della pandemia di COVID-19. Tuttavia i dati non tengono conto dell’effetto della COVID-19 sull’uso e sull’offerta di servizi digitali né dei risultati delle politiche attuate nel frattempo, che saranno più visibili nell’edizione 2022.

Tutti gli Stati membri dell’UE hanno fatto registrare progressi nel settore della digitalizzazione, ma il quadro generale negli Stati membri è eterogeneo e il divario tra i paesi con i punteggi DESI più alti e quelli con i punteggi più bassi rimane ampio, sebbene si noti una certa convergenza. Nonostante questi miglioramenti, tutti gli Stati membri dovranno compiere sforzi concertati per conseguire gli obiettivi per il 2030 stabiliti nel decennio digitale europeo.

Il DESI 2021 è stato adeguato per riflettere le principali iniziative strategiche, tra cui la “Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale“, che definisce le ambizioni dell’Europa per quanto riguarda il digitale e illustra le prospettive per la trasformazione digitale e gli obiettivi concreti per il 2030 articolati in 4 punti cardinali: competenze, infrastrutture, trasformazione digitale delle imprese e digitalizzazione dei servizi pubblici.

Il percorso per il decennio digitale, un programma strategico presentato a settembre 2021, definisce una nuova forma di governance con gli Stati membri, attraverso un meccanismo di cooperazione annuale tra le istituzioni dell’UE e gli Stati membri per garantire il conseguimento congiunto delle ambizioni. Il “percorso per il decennio digitale” affida il monitoraggio degli obiettivi del decennio digitale al DESI e, di conseguenza, gli indicatori DESI sono ora strutturati intorno ai 4 punti cardinali della bussola per il digitale.

Nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), gli Stati membri dell’UE si sono impegnati a destinare al digitale almeno il 20% delle dotazioni nazionali del piano per la ripresa e la resilienza e finora gli Stati membri hanno raggiunto o ampiamente superato tale obiettivo. Le relazioni nazionali DESI comprendono una sintesi degli investimenti e delle riforme digitali contenuti nei 22 piani per la ripresa e la resilienza già adottati dal Consiglio.

Principali risultati del DESI 2021 nei quattro settori

Per quanto riguarda le competenze digitali il 56% delle persone nell’UE possiede almeno competenze digitali di base. I dati mostrano un leggero aumento dell’impiego di specialisti TIC: nel 2020 erano 8,4 milioni gli specialisti TIC che lavoravano nell’UE, rispetto ai 7,8 milioni dell’anno precedente. Poiché il 55% delle imprese ha segnalato difficoltà nell’assumere specialisti TIC nel 2020, tale la mancanza di dipendenti con competenze digitali avanzate è uno dei fattori che ha determinato una trasformazione digitale delle imprese più lenta in molti Stati membri. I dati indicano chiaramente la necessità di una maggiore offerta e di maggiori opportunità di formazione al fine di raggiungere gli obiettivi del decennio digitale in materia di competenze (80% della popolazione con competenze digitali di base e 20 milioni di specialisti TIC). Si prevedono miglioramenti significativi nei prossimi anni, in parte perché il 17% degli investimenti nel digitale dei piani per la ripresa e la resilienza finora adottati dal Consiglio riguarda le competenze digitali (circa 20 miliardi di € su un totale di 117 miliardi di €).

La Commissione ha inoltre pubblicato il quadro di valutazione relativo alle donne nel settore digitale, che conferma che permane un notevole divario di genere nelle competenze digitali specialistiche. Sono donne solo il 19% degli specialisti TIC e circa un terzo dei laureati in materie di ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico.

I dati sulla connettività mostrano un miglioramento per quanto riguarda soprattutto le “reti ad altissima capacità” (VHCN), che sono ora disponibili per il 59% delle famiglie dell’UE. Si tratta di un dato in crescita rispetto al 50% di un anno fa, ma siamo ancora lontani dalla copertura universale delle reti Gigabit (obiettivo del decennio digitale per il 2030). La copertura VHCN delle zone rurali è passata dal 22% nel 2019 al 28% nel 2020. Inoltre 25 Stati membri hanno assegnato una parte dello spettro 5G, rispetto ai 16 di un anno fa. In 13 Stati membri sono state lanciate reti 5G commerciali, principalmente in aree urbane. La Commissione ha inoltre pubblicato studi sui prezzi della banda larga mobile e fissa in Europa nel 2020, sulla copertura della banda larga fino al giugno 2020 e sui piani nazionali per la banda larga. Va rilevato che l’11% degli investimenti nel digitale dei piani per la ripresa e la resilienza adottati dal Consiglio (circa 13 miliardi di € su un totale di 117 miliardi di €) è destinato alla connettività.

Per quanto riguarda l’integrazione delle tecnologie digitali, si è registrato un forte aumento dell’utilizzo delle tecnologie cloud (dal 16% delle imprese nel 2018 al 26% nel 2020). Le grandi imprese continuano a svolgere un ruolo guida nell’uso delle tecnologie digitali: rispetto alle PMI utilizzano molto di più, ad esempio, la condivisione elettronica delle informazioni attraverso sistemi di pianificazione delle risorse aziendali (ERP) e il software cloud (l’80% delle grandi imprese contro il 35% delle PMI per l’ERP e il 48% delle grandi imprese contro il 25% delle PMI per il cloud). Tuttavia solo una minima parte delle imprese utilizza tecnologie digitali avanzate (il 14% utilizza i big data, il 25% utilizza l’IA e il 26% utilizza il cloud). Questi dati indicano che l’attuale stato di adozione delle tecnologie digitali è lontano dagli obiettivi del decennio digitale. L’ambizione dell’UE per il 2030 è che il 90% delle PMI abbia almeno un livello di base di intensità digitale rispetto all’obiettivo di riferimento del 60% entro il 2020 e che almeno il 75% delle imprese utilizzi tecnologie digitali avanzate entro il 2030. Attualmente solo una minima parte delle imprese utilizza i big data, anche in vari paesi tra quelli con i migliori risultati, rispetto all’obiettivo del 75%. È importante sottolineare che circa il 15% degli investimenti nel digitale dei piani per la ripresa e la resilienza adottati dal Consiglio (circa 18 miliardi di € su un totale di 117 miliardi di €) è destinato a capacità digitali e a ricerca e sviluppo digitale.

A complemento dei dati contenuti nella relazione DESI è stato pubblicato uno studio che ha analizzato il contributo delle TIC alle azioni di sostenibilità ambientale delle imprese dell’UE, dal quale emerge che il 66% delle imprese partecipanti ha dichiarato di utilizzare soluzioni TIC per ridurre la propria impronta ambientale.

Nei dati sui servizi pubblici digitali non figurano ancora miglioramenti significativi dei servizi di e-government. Durante il primo anno della pandemia diversi Stati membri hanno creato o potenziato piattaforme digitali per fornire un maggior numero di servizi online. Il 37% degli investimenti nel digitale dei piani per la ripresa e la resilienza adottati dal Consiglio (circa 43 miliardi di € su un totale di 117 miliardi di €) è destinato ai servizi pubblici digitali, per cui si prevedono miglioramenti significativi nei prossimi anni. La Commissione ha inoltre reso disponibile l’analisi comparativa sull’e-government 2021, un’indagine che ha coinvolto i cittadini di 36 paesi europei sull’uso dei servizi pubblici digitali.

Fonte: Commissione Europea