Uno “swap party” nel cortile interno dell’Università Orientale di Napoli ha avviato la giornata conclusiva dell’iniziativa di ricerca – azione “Il second hand e la sua valorizzazione nel contesto della comunicazione istituzionale della Pubblica amministrazione locale Campania”. Il progetto nasce su impulso della Fondazione IFEL Campania che ha sostenuto la ricerca dell’Università Orientale in collaborazione con Legambiente Campania. Al centro dello studio la necessità di una comunicazione pubblica adeguata e socialmente responsabile sui consumi consapevoli nel settore tessile, partendo dall’analisi dell’impatto del fast fashion sull’ambiente e sull’economia. La giornata, dopo il simbolico scambio di abbigliamento al mercatino vintage allestito dagli studenti, è proseguita con un panel che ha visto la partecipazione di numerosi giovani ricercatori che hanno portato il loro punto di vista su una tendenza ormai planetaria di spreco e di spesa compulsiva per essere in linea col fast fashion, una tendenza che ha sovvertito un principio cardine della cultura occidentale che risale – come è stato sottolineato – ai latini, il principio cioè del “repetita iuvant”.
Nulla è più conservato, tutto si compra e si sostituisce in un brevissimo arco di tempo senza alcuna attenzione agli effetti di tale condotta sul piano della sostenibilità ambientale ed economica. L’illusione di avere un guardaroba sempre nuovo a basso costo senza porsi il problema dello smaltimento in che misura incide sull’ecosistema e sull’ equilibrio ambientale? La ricerca dell’Università Orientale si è focalizzata sul piano narrativo e di affabulazione contemporanea che ha trasformato la parola (quella che intercettiamo sui social) in strumento di marketing finalizzato a una visibilità tutta concentrata sull’apparire e su una nuovo concetta di identità che fa rima con visibilità. Moderati dal professore Alberto Manco, responsabile del progetto, si sono susseguite le relazioni di Tommaso Aselli (focus sulla cronistoria del gruppo di lavoro), Sabrina Crocetti (che, parafrasando un celebre libro, ha parlato dell’insostenibile leggerezza nell’acquisito del fast fashion), Iris Filippone (che ha fatto un intervento molto originale, “Cuciture di resistenza, l’abbigliamento come documento sociale nella Storia di Elsa Morante”), Francesca Gela (che si è soffermata sulla comunicazione istituzionale della PA campana in materia di Second hand), Raffaele Granito (che ha discusso, più specificamente, dell’ impatto ambientale e vie di sostenibilità), Eros Traficante (che ha proposto un’interessante analisi sui “corpora” lessicali del fast fashion e moda sostenibile nella stampa italiana e francese). Dalle vecchie “pezze americane” dei mercati campani (Resina ad Ercolano quello più famoso) alle over produzioni cinesi e indiane diffuse attraverso le piattaforme social, al dilagare, più in generale, di una cultura dell’usa e getta” che riguarda il tessile innanzitutto ma non solo (si pensi all’arredamento da compattare e al fast food) il tema centrale diventa oggi una nuova cultura dell’essenziale per dare senso, stando alla parola Treccani dell’anno, al concetto di rispetto. Proprio dal concetto di rispetto è partito l’intervento conclusivo del direttore generale di IFEL Campania, Annapaola Voto, “rispetto per l’ambiente – ha sottolineato – rispetto per le persone, spesso minori, che sono addette ai lavori a basso reddito in paesi che non hanno le stesse garanzie degli stati europei.
È importante il modello culturale consapevole che le istituzioni pubbliche sono chiamate a comunicare. Proprio stamattina leggevo che una delle tracce della maturità è sulla parola rispetto. Un buon segnale”. Voto ha poi parlato delle novità normative in materia di sostenibilità nel settore tessile spiegando come ci siano “garanzie territoriali” sempre più stringenti che riguardano le produzioni industriali degli Stati membri, per esempio i regolamenti sul “passaporto digitale” dei capi d’abbigliamento e l’etichettatura. “Stiamo sviluppando un gruppo di lavoro specializzato nei bilanci di sostenibilità – ha poi anticipato- cui sono chiamate aziende ed enti pubblici. Perché è un documento in cui ci sono valori e principi tassonometrici, è un documento scientifico, che tra l’altro deve essere validato. Il nostro impegno lo metteremo a disposizione delle piccole e medie imprese”.
È stata una giornata straordinariamente ricca”, ha aggiunto. “Quando la mia Fondazione ha deciso di finanziare questa ricerca sulla comunicazione istituzionale applicata al Second Hand, speravamo di aprire nuove prospettive. Oggi, ascoltando i vostri interventi, posso affermare che abbiamo fatto molto di più: abbiamo creato un modello replicabile di ricerca-azione”.
La ricerca sulla comunicazione istituzionale campana ha dimostrato qualcosa di fondamentale: le amministrazioni locali possono se lo vogliono essere protagoniste attive di questo cambiamento. Quando le amministrazioni comunicano il Second Hand con strategie mirate e linguaggi appropriati, creano un circolo virtuoso: i cittadini diventano più consapevoli e partecipi, mentre le istituzioni vedono aumentare la propria legittimazione sociale e la capacità di implementare politiche sempre più ambiziose in materia di economia circolare. Non basta più infatti limitarsi a normative restrittive; serve una comunicazione pubblica che educhi, sensibilizzi e ispiri. E ai ringraziamenti del professore Manco che ha anticipato un video degli studenti del liceo Sannazzaro di Napoli che hanno partecipato al progetto, il direttore Voto ha risposto: “È così, non bastano le norme, è un nuovo modello di vita che dobbiamo contribuire a comunicare. Mi piace ricordare quello che diceva Gandhi: vivi semplicemente cosicché gli altri possano semplicemente vivere”.
Presso l’Orientale è stata allestita anche una piccola mostra fotografica curata dai ricercatori del progetto. In esposizione immagini sull’attività di alcuni impianti di riciclo e smaltimento, una piccola rassegna stampa sull’emergenza ambientale legata al tessile, esempi di comunicazione ambientale di comuni campani, i momenti fondamentali della ricerca partita nell’autunno del 2023.
Alla fine della mattinata, il direttore Annapaola Voto si è poi fermata al punto di facilitazione digitale aperto all’ingresso della sede dell’università in via Duomo dove tutte le mattine, fino alle 13, una facilitatrice è a disposizione di studenti, docenti, ricercatori, cittadini.