I piccoli Comuni, con una popolazione al di sotto dei cinquemila abitanti, sono 5.591 e rappresentano il 69,9% dei Comuni italiani. Occupano il 54% del territorio nazionale, e sono il luogo in cui vivono 11 milioni di persone. Dal 1971 al 2015 in quasi 2.000 piccoli Comuni la popolazione è diminuita di più del 20%. Ci sono problemi gravi in tremila comuni.
Un’inversione di tendenza, anche sulla base di una analisi statistica condotta da Anci è però possibile: 581 piccoli Comuni hanno fatto registrare un trend demografico positivo del 9 per cento circa tra il 2008 e il 2015. Dove si registra questo “controesodo” il reddito imponibile medio cresce più velocemente. Per consolidare questa controtendenza, sostiene Decaro, occorre “un finanziamento stabile, un bando destinato alle aree interne, sul modello del bando periferie, in sintesi serve uno strumento di sviluppo affidato ai Comuni”.
“La dimensione demografica non è un difetto, lo spopolamento lo è. Ma lo spopolamento non è una sorte ineluttabile. Con l’approvazione della legge sui Piccoli Comuni finalmente si sancisce la specificità dei piccoli Comuni, si fissa il principio basilare che questi centri hanno bisogno di politiche differenziate e di sostegno specifico rispetto alle loro peculiarità. E si mette un passo fondamentale per invertire la tendenza. Per quella “agenda controesodo” che l’associazione dei Comuni ha lanciato durante i lavori dell’assemblea del 30 giugno a San Benedetto del Tronto”.
“La legge appena approvata – ha dichiarato Antonio Decaro, sindaco di Bari e Presidente ANCI nazionale – mette a disposizione i primi fondi mirati, 155 milioni, e individua criteri precisi per la loro ripartizione tra i Comuni e i territori con particolari criticità: Comuni in aree con dissesto idrogeologico, con decremento della popolazione residente, con disagio insediativo, con inadeguatezza dei servizi sociali essenziali. Dà cioè gli strumenti per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli Comuni e per la riqualificazione e il recupero dei loro centri storici”.
I primi cento milioni stanziati, sono destinati al finanziamento di investimenti per tutela dell’ambiente e beni culturali, mitigazione rischio idrogeologico, salvaguardia e riqualificazione urbana dei centri storici, messa in sicurezza di infrastrutture stradali e istituti scolastici, promozione e sviluppo economico e sociale, insediamento di nuove attività produttive.
La legge sui piccoli Comuni è soltanto l’inizio di un percorso. Nel testo approvato ci sono le agevolazioni per garantire il presidio degli uffici postali, c’è il sostegno alla banda ultra larga, l’acquisizione di case cantoniere e stazioni ferroviarie e anche fondi per scuole, strade, e tutela del territorio.
“Fermare lo spopolamento costa? Sicuramente sì, costa in termini di risorse e di impegno. Lo spopolamento non è una sorte ineluttabile, se ciascuno di noi fa la propria parte, lavorando a una concreta ‘agenda del controesodo’. Non un libro dei sogni, ma un programma con risorse adeguate”.