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Lo scorso anno, proprio nel corso di questi mesi, il dibattito sulla Nuova Legge Anticorruzione, approvata con Legge 17 ottobre 2017, n. 161, e successivi interventi di modifica, era particolarmente acceso. A un anno di distanza, proprio in questi giorni, torna alla ribalta, per vicende di cronaca, il tema della confisca dei beni alle mafie. Ma cosa comporta l’applicazione del nuovo codice per le amministrazioni locali? Al di là delle finalità di un sempre maggiore contrasto alla criminalità organizzata dal punto di vista operativo e dell’attuazione quali sono le criticità che, ancora oggi, le Regioni e gli enti locali incontrano?

Sono problematiche che la Conferenza delle Regioni, sta affrontando, individuando alcune difficoltà e problematiche applicative per le amministrazioni locali.

Tali criticità hanno reso necessaria l’apertura di un Tavolo di confronto con il Ministero dell’Interno che si è riunito in due occasioni, nei mesi di luglio e settembre 2018, al termine dei confronti alcune delle problematiche affrontate sono ancora irrisolte. Pertanto, è stato diffuso proprio dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nei giorni scorsi, un breve documento riepilogativo delle criticità individuate, considerando sempre benaccetta ogni evoluzione normativa finalizzata a rendere sempre più capillari i controlli e più efficiente la banca dati nazionale.

In quest’ottica, l’abbassamento o persino l’eliminazione – della soglia dimensionale di esenzione possono essere configurati come misure condivisibili, di cui Regioni e Province approverebbero le finalità. Allo stesso tempo deve, però, essere necessariamente osservato che l’abbassamento – o addirittura l’eliminazione – della soglia di esenzione costituirebbero modifiche normative di grande impatto operativo e complessa attuazione, paragonabili a quella relativa alle procedure di richiesta e rilascio in forma telematica unificata del documento unico di regolarità contributiva (DURC).

L’introduzione di tali misure richiederebbe, pertanto, modalità esplicite ed inequivoche, possibilmente basate su un’analisi di impatto e associate a tempi certi e programmabili, al fine di consentire un’attuazione sicura e uniforme da parte delle numerosissime Amministrazioni interessate e, in ultima analisi, l’effettivo perseguimento degli obiettivi di contrasto alla criminalità organizzata che una riforma di questo genere si prefiggerebbe. Sulla base di tali premesse, con riferimento alle modifiche apportate al Decreto legislativo n. 159 del 2011, Codice antimafia, da ultimo con Leggi n. 161 e n. 205 del 2017, la Conferenza rileva che, in fase di attuazione, sono emerse una serie di criticità di tipo procedurale – trasversali a più settori, in particolare all’agricoltura, alla formazione professionale e alle attività produttive –, contrarie ai principi di semplificazione e di buon andamento dell’amministrazione, che comportano ritardi nei tempi di concessione dei benefici anche con riferimento alla normativa comunitaria in materia di fondi strutturali.

Ulteriori forti problematiche attuative si riferiscono alle fasi in cui debba essere richiesta la certificazione nonché all’operatività della banca dati nazionale.

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