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Circa 12,8 miliardi non spesi a rischio revoca, altri 8,5 miliardi non monitorabili. Il ministro Carfagna illustra le soluzioni allo studio

Ammontano a circa 12,8 miliardi di euro le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020 programmate ma non ancora spese e, quindi, a rischio definanziamento. A questi, si aggiungono ulteriori 8,5 miliardi che non sono al momento monitorabili, in quanto associati a progetti che le amministrazioni titolari non hanno inserito nell’apposito Sistema nazionale di monitoraggio.

Sono questi i dati anticipati dal ministro Mara Carfagna, in risposta a una interrogazione durante il Question time nell’Aula del Senato, che saranno contenuti nella relazione annuale sull’andamento degli interventi dei Piani di Sviluppo e Coesione, che sarà presentata alla prossima seduta del CIPESS.

“Per questi Piani – ha ricordato il ministro per il Sud e la Coesione territoriale a Palazzo Madama – sussiste un vincolo normativo per l’assunzione delle cosiddette Obbligazioni Giuridicamente Vincolanti al 31 dicembre 2022, il cui mancato rispetto provoca la revoca delle risorse assegnate”. Quindi, se – per esempio – entro quel termine non sarà stata ancora proposta l’aggiudicazione dei lavori di un appalto o non saranno stati individuati gli enti locali beneficiari dei finanziamenti, quelle risorse dovranno essere restituite.

“È una mole ingente di risorse programmate – ha sottolineato il ministro Carfagna – la cui eventuale revoca rappresenterebbe anzitutto un’enorme occasione persa per le prospettive di sviluppo e coesione del Mezzogiorno, delle aree interne e di tutti i territori cui si rivolgono gli obiettivi del FSC”.

Si tratta di una situazione ereditata dal passato, alla quale il ministro Carfagna sta provando adesso a porre rimedio. “Ho avviato – ha spiegato in Aula – un approfondimento con il ministro dell’Economia e delle Finanze per individuare un nuovo percorso normativo e amministrativo complesso, incardinato nel CIPESS, che consenta da un lato di accelerare l’attuazione degli interventi più maturi e dall’altro di evitare sia la revoca delle risorse, sia una semplice proroga di legge che sposterebbe solo di qualche mese il problema, senza risolverlo, e sarebbe un evidente premio all’inefficienza”. In pratica, si tratterebbe di “valutare puntualmente gli interventi e lo stato di avanzamento in cui si trovano, individuando quelli che è opportuno confermare e stabilendo però nuovi cogenti cronoprogrammi di avanzamento finanziario sul modello del PNRR e del Fondo Complementare. Se abbiamo programmato di realizzare una strada, una rete fognaria o un porto turistico, occorre farlo in tempi e modi chiari e definiti”.

Inoltre, l’altra azione prevista consiste nell’individuare le risorse del FSC 2014-2020 a maggior rischio definanziamento “che meritano di confluire in interventi diversi, maggiormente strategici e più rapidamente attuabili, ad esempio usandone una parte come fondi addizionali per interventi del PNRR, ovviamente rispettandone la destinazione dell’80% al Mezzogiorno”.

L’intenzione esplicitata dal ministro è di affrontare rapidamente “con senso di responsabilità e massima attenzione” la questione, “anche per non iniziare il nuovo ciclo di programmazione FSC 2021-2027 con nodi irrisolti del passato”.

Fonte: Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale